Una veduta del Borgo
Una veduta del Borgo

Corchiano fu probabilmente l'antica Fescennium, una delle città più importanti della civiltà Falisca che notevoli affinità ha avuto con la cultura etrusca. Dal nome Fescennium derivarono a Roma i famosi Ludi fescennini, specie di mimi e canti di contenuto spesso licenzioso che le popolazioni locali improvvisavano durante le feste in onore delle divinità pagane. Le numerose necropoli scoperte nel territorio di Corchiano testimoniano una notevole presenza umana dall'VIII al III secolo a.C. e sono nelle località di Caprigliano, Vallone, Sant’Antonio, Selva Fratta, Puntone del Ponte e la Lista. Appena fuori dal paese in località Madonna del Soccorso sono visibili diverse tombe del tipo rupestre (IV - III secolo a.C.). Di grande interesse e suggestione è la tagliata denominata la Cava di S. Egidio: una profonda strada scavata nel tufo alta più di 10 m. che conserva sulle pareti due iscrizioni etrusche di cui la sola leggibile riporta forse il nome del costruttore della strada: “Larth Vel Arnies”. Cunicoli e ambienti sepolcrali si dispongono lungo il tracciato. Il destino di Fescennium fu naturalmente legato a quello della vicina Falerii Veteres ma risentì anche di notevoli influssi e stimoli provenienti dall'Etruria che portarono tra l'altro ad alleanze militari con Tarquinia per contrastare il tentativo egemonico di Roma. L'atto finale fu la vittoria dei romani nel 241 a.C. che portò alla confisca dell'intero territorio falisco, Fescennium compresa, con il trasferimento degli abitanti nel nuovo sito di Falerii Novi.




Il Monumento Naturale delle Forre rappresenta oggi il cuore della coscienza collettiva della comunità di Corchiano, scrigno di storie, memorie, saperi e patrimonio ricco di testimonianze del passato. Rappresenta un unicum al mondo di biodiversità grazie alla geomorfologia, al microclima e alla vegetazione lussureggiante che lo caratterizzano. Il parco delle Forre di Corchiano si estende per circa 40 ettari, è collegato dall’antica via Amerina all’oasi WWF di Pian Sant’Angelo ed è caratterizzato dal tipico paesaggio tufaceo, solcato dalle acque del Rio Fratta, affluente del Tevere. E’ diventato Monumento Naturale nel 2008 (Decreto Regionale n. 635) con lo scopo di preservarne e valorizzarne il territorio e la sua biodiversità.

 

Le forre, tipico paesaggio viterbese di origine vulcanica, sono canyon con pareti incassate nelle formazioni rocciose, creati dall’erosione dei fiumi. La particolare attività eruttiva dei distretti Vicano e Cimino diede origine alle forre, con costoni tufacei alternati a pianoro. La vegetazione si presenta con caratteristiche molto diverse sui pianori e nelle valli scavate dai corsi d’acqua. Nel bosco dell’altopiano si trovano cerri, roverelle, acero campestre, ornello, nocciolo, olmo e sorbo. Sono presenti anche arbusti di corniolo, prugnolo, ligustro, biancospino e rosa canina. E’ facile osservare anche l’asparago, la robbia e il caprifoglio.

 

E ancora felci, pervinche, ciclamini, erica, corbezzolo, ginestra e cisto, piante rampicanti quali l’edera e la vitalba, mercorella e ranuncolo. Sulle rive dei corsi d’acqua si trovano l’ontano, il salice, il pioppo, il sambuco e il rovo. L’eterogeneità delle forre, caratterizzate da numerosi habitat, ha consentito la formazione di diverse nicchie ecologiche abitate da una fauna molto ricca. Si può apprezzare la presenza di varie specie: dal riccio allo scoiattolo, dal moscardino all’istrice, dalla martora alla faina, dal tasso alla volpe e al cinghiale.

 

Anche l’avifauna si presenta molto ricca: dal gheppio al lanario (falco blamircus), dalla poiana alla civetta, dal barbagianni al gufo comune, dal picchio verde al fagiano, dal martin pescatore all’usignolo di fiume. Tra i rettili sono presenti la lucertola campestre e numerose specie di serpenti, tra cui la vipera comune, il cervone (raro e localizzato) la natrice dal collare e il biacco. Inoltre appartenenti agli anfibi sono presenti il rospo comune, la rana appenninica, la salamandrina e la rana verde.